Un Professore e Merlì: due serie e due mondi. Le differenze tra la serie italiana e l’originale catalana

Un Professore è ispirata a Merlì, ma se in alcuni punti è rimasta fedele all’originale, in altri ha preso altre strade, preferendo restare sul solco della tradizione della fiction Rai. La combinazione di elementi, però, continua a funzionare

Uno, Dante Balestra, è un professore di Filosofia di Roma. L’altro, Merlì Bergoron, è anche lui un insegnante di Filosofia, ma vive a Barcellona. In realtà Dante e Merlì sono… la stessa persona! I successo della serie Un Professore, con la terza stagione al via su Rai 1 dal 20 novembre, arriva dalla Spagna, dove l’originale Merlì è stata trasmessa per tre stagioni (dal 2015 al 2018) su TV3, generando anche uno spin-off.

Ma quanto sono simili e quanto sono differenti Un Professore e Merlì? Sappiamo bene che quando si adatta una serie da un Paese all’altro bisogna tenere in considerazione alcuni fattori, in primis (il più importante) il tessuto culturale del Paese che adatta rispetto a quello della fonte originaria. Per fare in modo che una storia diventi del pubblico, questa deve parlargli usando la sua stessa lingua, senza avere paura di cambiare (e a volte stravolgere) ciò che era stata pensato in origine.

In Un Professore questo avviene spesso: sebbene la base sia la stessa della serie catalana, gli sceneggiatori nostrani (Sandro Petraglia, Valentina Gaddi, Sebastiano Melloni, Fidel Signorile) non si sono fatti scrupoli nel cambiare più dettagli e rendere più “nostra” la storia del professore di Filosofia che guida i suoi alunni verso la scoperta di se stessi.

La struttura delle due serie

Cominciamo dalle basi: come detto, Merlí è composto da tre stagioni per un totale di 40 episodi, con una durata di circa 50 minuti ciascuno. Un Professore è attualmente composto da tre stagioni, ciascuna da 12 episodi, con una durata che varia tra i 50 e i 60 minuti e mandati in onda da Rai 1 due per volta, per sei prime serate, dal 2021. Questa differenza evidenzia un primo adattamento importante: la versione italiana si struttura su stagioni più compatte, in linea con il modello di fiction tipico di Rai.

Il legame con i filosofi

In Merlí ogni puntata è intitolata con il nome di un filosofo o di una scuola di pensiero (es. Nietzsche, Schopenhauer, i peripateti), e la lezione filosofica non è solo sfondo: è il cuore narrativo dell’episodio. Modello che viene replicato in Un Professore: il titolo di ogni episodio è dedicato a un filosofo.

Nella prima stagione il titolo è rappresentato dal solo nome, nella seconda oltre ad esso si affianca una breve spiegazione della sua corrente di pensiero. La struttura cambia in parte nella terza stagione, quando il titolo si fa più discorsivo e si apre anche a non filosofi (il primo episodio, ad esempio, è dedicato a Shakespeare).

Inoltre, la lezione filosofica è spesso integrata in archi emotivi più ampi, con la vita personale del protagonista e della sua famiglia e degli studenti al centro: non si tratta solamente di “lezioni per filosofi”, ma di drama televisivo con filosofia come leva.

I personaggi, più empatici nella versione italiana

Il Merlí originale è interpretato da Francesc Orella: un professore cinico, brillante, provocatore, che ha un rapporto complicato con suo figlio ma che si fa apprezzare dai suoi studenti. In Italia, il professore è Dante Balestra, interpretato da Alessandro Gassmann. Anche lui anticonformista, ma la sua rappresentazione è più “umanamente vulnerabile”: oltre al legame difficile con il figlio Simone (Nicolas Maupas), ha legami di famiglia ben definiti, una relazione con Anita (Claudia Pandolfi), personaggio che nell’originale non esiste (o, meglio, la madre di Pol, versione catalana di Manuel, è morta prima dell’inizio della serie). Questa scelta rende il personaggio più “melodrammatico” e vicino al pubblico domestico, oltre che dargli la possibilità di sviluppare anche un arco narrativo sentimentale.

Tra gli studenti, alcuni di essi nella versione italiana sono ispirati (chi più, chi meno) a quelli spagnoli. Ma se in Merlí emergono temi forti come la sessualità, identità, conflitti sociali, sfidando gli studenti su questioni anche molto profonde, in Un Professore le storyline, per quanto analoghe, sono trattate attraverso il filtro di un dramma ordinario, con una forte dose di empatia e senza mai diventare provocazioni.

I temi LGBTQ+

Merlí ha una presenza importante di tematiche LGBTQ+. Ad esempio, il personaggio di Bruno (figlio di Merlí, nella nostra versione Simone) ha un arco narrativo legato al coming out e alle relazioni tra studenti, che non è marginale. Anche Simone affronta un arco simile, vivendo anche una relazione con Manuel, ma la versione italiana tende a ricalibrarla, passando nella seconda stagione a raccontare il rapporto tra i due come quello tra due amici molto legati. Il racconto, insomma, diventa meno provocatorio e più integrato nel “drama scolastico” mainstream secondo un formato televisivo più convenzionale.

Il target

Merlí è pensata con un forte senso pedagogico: ogni episodio funziona quasi come una mini-lezione filosofica ma al tempo stesso come un pezzo di conflitto adolescenziale. Il ritmo è incisivo, con momenti di scontro a livello scolastico, familiare o politico. Il pubblico di riferimento è soprattutto, quindi, quello giovane.

Un Professore, invece, è costruito per la prima serata Rai: ritmo più dilatato, archi narrativi su più puntate, e una forte componente emotiva per colpire un pubblico ampio e generalista. Le lezioni filosofiche vengono spesso usate come leva narrativa per sviluppare le vite private degli studenti e del professore, non solo come fine in sé.

Il successo

Entrambe le serie hanno registrato un buon successo, sia di pubblico che di critica. Merlí ha avuto un grande impatto, soprattutto in Catalogna e Spagna, per il suo coraggio nel portare la filosofia nelle giovani generazioni e nel farlo con tono scanzonato ma significativo.

Un Professore ha riscosso molto successo in Italia. Allo stesso tempo, però si nota che non è una copia dell’originale, ma un adattamento che vince per come trasla il messaggio filosofico in un contesto italiano, anche se qualche critica lo accusa di aver “addolcito” il conflitto rispetto all’originale.

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